Guidare in autunno: tra aquaplaning, nebbia e vetri appannati, ecco alcuni consigli per viaggiare sicuri

autunno comincia il 23 settembre, e anche se da qualche anno i proverbi sulle mezze stagioni sembrano essere andati in soffitta è innegabile che qualcosa, a livello di clima, cambia rispetto all’estate: le giornate si accorciano, le temperature calano mano a mano, l’umidità prende il sopravvento e le piogge la fanno da padrone, spesso – purtroppo – con gravi conseguenze nelle zone più a rischio del nostro Paese.

Occhio all’aquaplaning

L’aumento dell’umidità dovuto al transito di correnti atlantiche, e l’incremento nelle precipitazioni, hanno (devono avere) delle conseguenze anche sul nostro stile di guida: quando la strada è bagnata, e magari fatica ad asciugarsi, non è raro incontrare delle pozzanghere anche molto estese che possono nascondere buche profonde nell’asfalto o causare il cosiddetto aquaplaning, ossia uno slittamento delle gomme su un velo d’acqua che diventa tanto più pericoloso quanto più alta è la velocità cui stiamo viaggiando.

 

A peggiorare le cose, poi, soprattutto in città ci si mettono le foglie: quando gli alberi le perdono, e magari il servizio di lavaggio strade non ha il tempo di passare a raccoglierle con un soffiatore, le foglie finiscono sulla carreggiata creando una patina che asciutta può anche essere gestita con semplicità, mentre quando l’asfalto è bagnato rischia di aumentare l’effetto pattinamento – oltre ad allungare gli spazi di frenata.

Per questo è importante che chi guida in autunno presti un’attenzione ancora maggiore rispetto al solito e moderi la velocità osservando i limiti che, in particolari condizioni, possono cambiare. Soprattutto in autostrada.

 

I limiti di velocità in caso di pioggia

In caso di pioggia, infatti, il limite di velocità in autostrada si abbassa a 110 km/h (ma questo non succede solo in autunno…), mentre quando c’è la nebbia – che in molte zone d’Italia è praticamente una costante durante l’autunno – i pannelli posizionati a lato della carreggiata indicano di rallentare fino a un massimo di 50 all’ora, per la sicurezza di tutti.

Quando piove, poi, lo spazio di frenata aumenta: qualcuno si è preso la briga di calcolare di quanto con una formula matematica, anche se le variabili in gioco sono moltissime e non è possibile fare un’ipotesi che valga per tutte le situazioni, ma possiamo dire indicativamente che si allunga di un 20/30%; di conseguenza dobbiamo aumentare – in egual misura – la distanza di sicurezza rispetto al veicolo che ci precede, anche per evitare che, in caso di inchiodata improvvisa di chi c’è davanti a noi, non ci sia spazio sufficiente per fermarsi in sicurezza.

Il problema può essere solo amplificato dalla presenza della segnaletica orizzontale: se vi è mai capitato di frenare su una linea di arresto, oppure sulle strisce pedonali, in un giorno di pioggia, sapete bene di cosa stiamo parlando… Ma lo stesso effetto lo possono dare anche le linee a bordo strada o quelle di mezzeria, e di questo è bene tenere conto soprattutto se siamo in fase di sorpasso.

Controllare i tergicristalli

Con la pioggia, poi, è indispensabile avere delle spazzole tergicristallo funzionanti ed efficienti, e saperle usare bene.

Le automobili più evolute spesso sono dotate di sensori che “sentono” l’arrivo della pioggia sul parabrezza e azionano in automatico il tergicristallo alla velocità più adeguata, ma per chi non ha una macchina equipaggiata con questi dispositivi resta sempre valida la classica leva posta dietro al volante, in genere a destra.

Oggi come oggi, ormai, tutte le macchine sono dotate di tergicristalli a più velocità, ed è importante usare sempre la più adeguata all’intensità delle precipitazioni: quando piove poco, o la pioggia è fine, può bastare la velocità minima; quando invece l’acqua cade con insistenza bisogna aumentare la velocità in modo da avere la visuale sempre libera.

L’azione pulente dei tergicristalli viene svolta da una fascia in gomma che passa sul vetro, e che però proprio per questo (oltreché per il fatto di essere sempre esposta alle intemperie e agli sbalzi termici) tende a consumarsi; ce ne accorgiamo perché, con il passare del tempo, il tergicristallo non pulisce più come agli inizi e lascia delle righe che limitano la visibilità.

In questo caso è indispensabile cambiarlo, e anche se l’operazione è diventata via via più semplice (specie con alcuni modelli a clip) e i prezzi sono contenuti (si parla di 10/20 euro) è importante saper scegliere il tergicristallo su misura per la nostra automobile, perché non tutti sono uguali! Il meccanico di fiducia, in questo, rappresenta sempre un valido consulente.

Vetri appannati – e antidoti

Ancora, una controindicazione evidente dell’aumento di umidità (che in autunno raggiunge il culmine) sono i vetri appannati: è purtroppo noto, infatti, che 1 incidente stradale su 4 è causato da scarsa visibilità, e la condensa sul lato interno del parabrezza della nostra auto o sui vetri laterali (e il lunotto posteriore) spesso è proprio una delle sue cause principali.

Questo succede perché la temperatura all’interno dell’abitacolo è molto diversa (e in particolare più alta) rispetto a quella che c’è fuori, ma per fortuna i rimedi non mancano: per disappassionare i vetri dell’auto, infatti, possiamo utilizzare l’aria condizionata calda alla massima potenza per alcuni secondi, puntando i bocchettoni verso il parabrezza e i finestrini; in alternativa, un metodo che è stato molto in voga fino agli anni ‘90 (ossia fino a quando il climatizzatore ha cominciato a diffondersi su praticamente tutte le auto) è quello di abbassare leggermente i finestrini anteriori – anche se ci vorrà un po’ di tempo in più per ottenere lo stesso risultato; ancora, vale sempre il classico straccio (o la spugnetta) passato su tutti i vetri per pulirli, sebbene possa lasciare degli aloni che in qualche caso rischiano di rendere difficoltosa la visuale.

Infine si possono usare dei prodotti che, spruzzati sui vetri all’interno, eliminano la condensa: si trovano anche al supermercato, e hanno prezzi tutt’altro che proibitivi.

Se hai trovato interessante questo articolo, condividilo ora!

Facebook
WhatsApp
LinkedIn
Email
Print