Stop motori diesel e benzina: Italia e Germania dicono no

Italia e Germania esprimono dubbi sul divieto UE ai motori diesel e benzina, spingendo per alternative sostenibili come gli e-fuels.

Italia e Germania sono contrarie alla tabella di marcia imposta dalla UE per ciò che riguarda lo stop dei motori diesel e benzina. All’alleanza potrebbero aggiungersi anche Polonia e Bulgaria e, forse, qualche altro stato dell’Unione 

L’unione fa la forza?
In calendario per lo scorso martedì, la discussione riguardante lo stop dei motori diesel e benzina dal 2035 (necessaria per dare il via libera finale al regolamento europeo) è stata posticipata a venerdì 3 marzo a seguito del “no” già annunciato dall’Italia. Il nostro paese s’è detto contrario allo stop dei motori termici, forte, anche, dell’assist fornito dalla Germania, altrettanto “perplessa” riguardo le tempistiche e le modalità imposte dall’EU. Ma andiamo con ordine.
Per il Ministero italiano
“I target ambientali vanno raggiunti attraverso una transizione economicamente sostenibile e socialmente equa”, ha detto il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica italiano annunciando la posizione contraria che l’Italia esprimerà a Bruxelles. Il governo italiano ritiene che la scelta dell’elettrico non debba rappresentare, nella fase di transizione, l’unica via per arrivare a zero emissioni: “Il successo delle auto elettriche – ha osservato il ministero guidato da Gilberto Pichetto – dipenderà molto da come diventeranno accessibili a prezzi concorrenziali”.
Secondo i tedeschi
Patria di alcune tra le più importanti e prestigiose case del mondo, la Germania guarda alla “rivoluzione green” con una certa diffidenza: l’ufficializzazione da parte dell’UE allo stop dei motori diesel e benzina nel 2035 non è vista di buon occhio nemmeno dal governo tedesco, oggi alle prese con un “escamotage” utile appunto ad allungare la vita ai motori termici. L’attenzione s’è in tal senso focalizzata sui cosiddetti carburanti “a emissioni zero”, cioè sugli “e-fuel”.  “Alla luce dell’enorme flotta di veicoli già esistenti che abbiamo soltanto in Germania – ha detto il ministro dei Trasporti tedesco Volker Wisssing minacciando il veto del suo paese alla decisione presa dalle Ue negli scorsi giorni – per l’Fdp ci può essere solo un compromesso sui limiti del parco auto, se anche il ricorso agli e-fuels è possibile”. L’intenzione del governo – avvallata, tra gli altri, anche dall’europarlamentare tedesco Michael Theurer, che di recente ha inviato i colleghi degli altri Paesi Ue a prendere in considerazione gli e-carburanti per ridurre in maniera drastica le emissioni – parrebbe pertanto quella di “presentare una proposta su come utilizzare gli e-carburanti o su come utilizzare i motori a combustione alimentati con carburanti climaticamente neutri”.
Altri Paesi “vicini”
Italia e Germania non sono certo le uniche nazioni dell’unione contrarie alla decisone prese dal parlamento europeo. Al “no” di Roma e ai dubbi di Berlino vanno infatti aggiunte le posizioni di Bulgaria e Polonia, rispettivamente astenuta e contraria al Coreper che, a novembre, diede luce verde all’intesa. Quattro Paesi (almeno per ora) che, se messi insieme, costituirebbero un blocco di minoranza decisivo per stoppare l’intero iter.
Tutto da rivedere?
Difficile dirlo. Certamente, bisognerà attendere la riunione in programma per venerdì 3 marzo, durante la quale, con ogni probabilità, Germania e Italia ribadiranno in modo più o meno netto la loro contrarietà alla tabella di marcia stabilita dalla UE. La ratifica, formale e definitiva, è prevista al Consiglio del 7 marzo, ma alla luce di quanto detto finora, i giochi si direbbero nuovamente aperti.

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