Trump salverà l’auto termica?

Le politiche potrebbero influenzare il futuro dell’auto termica, sollevando questioni sul bilanciamento tra industria e sostenibilità ambientale.

Il risultato delle elezioni Americane suscita l’interrogativo se il neo presidente Trump salverà l’Auto termica o continuerà il progetto dell’Amministrazione Biden verso una elettrificazione forzata del mondo a quattro ruote.

Negli Usa al momento la cosidetta “transizione energetica” caldeggiata dall’amministrazione Biden poggia, per il comparto auto, sull’Inflation Reduction Act che disegna una strategia con l’obiettivo (non vincolante) di portare le vetture full electric e ibride plug-in al 50% delle vendite nel 2030. Inoltre prevede incentivi da 7.500 dollari per l’acquisto di auto elettriche e stanzia investimenti per 433 miliardi di dollari, di cui 369 destinati alla produzione di energia nazionale e, al contempo, alla promozione di energia pulita: si punta entro il 2030 a una riduzione delle emissioni di gas serra del 40% rispetto ai livelli del 2005 (vedi qui più nel dettaglio)

Cosa farà Trump rispetto a questi obiettivi ?

Premesso che negli Stati Uniti i discorsi della campagna elettorale raramente si traducono in reali provvedimenti (esattamente come da questa parte dell’Oceano) possiamo riportare una certa evoluzione delle dichiarazioni (nel programma del Grand Old Party non c’è nulla al riguardo):

  • Ingiurie nei confronti dei sostenitori dell’auto elettrica ( famosa quella “dovrebbero marcire all’inferno” o la più composta “sono contro chiunque possieda un’auto elettrica”) in diversi comizi soprattutto nella prima parte del 2024, arrivando a minacciare il blocco totale delle vendite delle BEV
  • Dichiarazioni libertarie: “Voglio che abbiate auto a benzina, auto ibride, che abbiate ogni tipo di auto immaginabile, mentre loro (I Democratici) vogliono che tutti vadano con le auto elettriche
  • Tiepida conversione alla causa di Musk: “sono a favore delle auto elettriche. Devo esserlo perchè Elon Musk mi ha garantito il suo appoggio, e quindi non ho scelta”. (torna qui il “topos” del Presidente con le mani legate, prigioniero dell’establishment). Questa conversione avviene a partire da Agosto, dopo il convinto sostegno di Musk alla campagna del magnate newyorkese (a suon di milioni)

Cosa farà Trump del Inflation Reduction Act è difficile dirlo, stretto tra i piani di aumentare la produzione interna di petrolio (attraverso il famoso freaking) e il suo nuovo sponsor ultramiliardario che vive di sussidi ed imposizioni green in Usa come nel resto del mondo.

Trump salverà l'autoElon Musk sostiene Donald Trump

Ora Musk, il magnate di Tesla, rivendica un ruolo di presidenza di una “commissione per l’efficienza del governo». Trump Nel suo discorso, tenuto nel corso di una conferenza all’Economic Club di New York, ha detto di aver accettato la proposta di Musk per la nomina a capo di una «task force» che condurrebbe un’analisi «finanziaria e di performance completa dell’intero governo federale» e fornirebbe alla presidenza «raccomandazioni per riforme drastiche» (vedi qui nel dettaglio)

Trump salverà l’auto made in Usa

Ciò che sappiamo con certezza, perchè su questo punto Trump non è mai stato ambiguo, è che proseguirà le politiche protezionistiche sull’automotive inaugurata sotto Biden e probabilmente le inasprirà. Attualmente le auto elettriche cinesi hanno un dazio di importazione in Usa pari al 100%, mentre quelli sulle importazioni di auto europee è al 2,5%.

Nella prima presidenza Trump questa tassa sulle auto europee (tutte, termiche ed elettriche) era finito nel mirino del tycoon ma non se ne fece niente. Stavolta con ogni probabilità verrò innalzata. Sono già in allarme Mercedes Volkswagen e BMW. Stellantis sta programmando di trasferire parte della sua produzione dagli Usa in Messico proprio per esportare in Usa “Se hanno intenzione di spostarsi in Messico imporremmo loro dazi del 100% su ogni veicolo venduto” ha dichiarato solo qualche giorno fa Trump. Al contempo aveva detto di voler accogliere qualsiasi casa automobilistica straniera che avesse voluto aumentare la produzione negli USA, con sconti su tasse, costi energetici e burocrazia.

La difesa della Rust Belt (la cintura di stati manifatturieri americani del Nord-est e medio-est degli Usa molto legati all’automotive) passa anche dall’affossamento dell’export di auto made in Germany.

https://bloccoauto.it/wp-content/uploads/2024/11/rust-belt.pngIn colore arancio la “cintura della Ruggine” ovvero la Rust Belt

Nel frattempo gli annunci di licenziamenti nell’indotto auto tedesco non si contano. Schaeffler, una importante azienda di componentistica che lavora fra gli altri per Audi, ha annunciato due giorni fa il licenziamento di 4700 dipendenti (vedi qui la notizia)

FONTE bloccoauto.it

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